Il comparto della logistica colpita dal caro utenze
Ci scrive Laura, la sua una azienda di famiglia in provincia di Napoli, gestisce spazi per stoccaggio di prodotti alimentari per la grande distribuzione.
Una azienda che coinvolge fino a 30 dipendenti, con investimenti tecnologici importati e necessari per battere la concorrenza dei grandi competitor stranieri, dove energia elettrica da fonti rinnovabili è ormai essenziale per contenere i costi.
Nelle ore notturne però l’azienda però deve prelevare energia elettrica e gas per riscaldare i locali da gestori esterni, un costo che nel corso degli anni era stato calcolato in diminuzione proprio grazie ai forti investimenti in tecnologia, principalmente con il solare e l’eolico.
Costi che l’azienda aveva ormai ridotto nel tempo, contando su un recupero in 20 anni dell’investimento per la produzione in proprio di energia che ad oggi rappresenta circa l’80% del fabbisogno.
Ma con il caro utenze evidenzia come proprio chi ha investito negli anni in energia alternativa e pulita è ugualmente coinvolto, mandando in fumo business plan e piani di rientro dell’investimento fatto.
Ed è così che il costo dell’energia elettrica prelevata dal gestore in questi mesi è aumentata del 30% per l’elettrico, quello del gas raddoppiato da 400 euro mensili ad oltre 800 euro.
Costi che non possono essere annullati spegnendo gli impianti di riscaldamento, necessari per consentire una corretta temperatura per la conservazione di beni alimentari.
Abbiamo sentito Laura, ha aderito a Non Posso Pagare. La sua storia evidenzia come anche chi negli anni ha creduto e investito per competere in un mercato globale, il caro utenze non lascia margini d’errore, compromettendo in pochi mesi investimenti di anni.