Le storiche sartorie di famiglia colpite dal caro utenze
Ci scrive Armando, aderisce a Non Posso Pagare con la sua bottega di famiglia, una delle sartorie più antiche della città di Napoli.
Andrea ci racconta dei suoi 40 anni, sarto da quando ne aveva 15, i primi lavori con sua nonna nel doposcuola, poi la difficile scelta di restare nella sua città, continuando un lavoro artigianale, di nicchia si direbbe, sartoria di pregio, tra il mercato soprattutto cinese che occupa sempre più spazio e nella scelta di continuare nell’offrire prodotti di elevata qualità.
La sua azienda conta quattro collaboratori, realizza abiti per cerimonia di elevata fattura, margini sempre più ridotti, la crisi dei matrimoni e l’impoverimento da covid hanno resto il mercato della sartoria di qualità un bene a cui rinunciare per molte famiglie. Ed è così che Armando proprio in un periodo post codiv, con la ripresa di eventi e matrimoni rischia di dover perdere tutto il caro utenze.
Racconta di non poter ridurre l’illuminazione delle sue vetrine, utile per catturare l’attenzione dei passanti, così come quella del suo laboratorio, dove la buona illuminazione è necessaria per una perfetta cucitura.
Non solo illuminazione, ma anche l’energia elettrica per riscaldare i due sistemi tecnologicamente avanzati per stirare ogni capo, rendendolo perfetto in ogni punto. Strumenti essenziali per differenziarsi dai mercati paralleli con prodotti realizzati con bassa mano d’opera.
La sua utenza elettrica è aumentata del 100%. Dai 200 euro mensili ad oltre 400 euro nell’ultimo bimestre, un importo costretto ad aumentare considerando la minore quantità di luce solare nel periodo invernale, illuminazione delle vetrine, che ripete Armando, è essenziale per la sua attività.